mercoledì 20 luglio 2016


PUNTATA 7


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Ho scoperto di amare il silenzio quando hanno cominciato a parlarmi tutti insieme.
L’unico modo per sopportare il casino, per me, era ubriacarmi.
Così ho cominciato a bere, tutte le sere una birra, due birre, mezza bottiglia di Grignolino, e poi ho cominciato a farlo un po’ prima di sera, i pomeriggi, soprattutto d’inverno, quando il buio arriva alle cinque.
Non ero mai ubriaca fradicia, solo più calma. 

Riuscivo a sentire di nuovo la musica, una musica dentro di me, a volte era una banda di paese, altre volte il country americano, più spesso era una lenta e malinconica ballata folk.
Concerti interi dentro me, mentre fuori infuriavano figli e mariti che non trovavano cose, che avevano fame, che avevano problemi, che desideravano oggetti da acquistare, piangevano, brontolavano, litigavano, mi davano della matta.

Chissà, matta lo stavo diventando per davvero, forse. Di sicuro molti ora lo pensano.
Ma esiste un diritto domestico, come una carta dei diritti tracciata solo nella nostra mente, e andrebbe scritta nero su bianco, per fare veramente luce su vicende come la mia. Andrebbe fatto, prima che tutto sbrachi.
Perché io non sono l’unica, né la prima, a non aver resistito.

Io non sono strana, né matta. Non sono mai stata estrema, non sono appartenuta a una qualche categoria di madri o di mogli, non sono stata tra le madri perfette, le cosiddette naziste, che proibiscono cartoni e caramelle, sono solo stata una madre buona, non brava.
Non ero di quelle che “non si sgarra”, che fanno dormire da soli i bambini piccoli, che quando è no è no. Ero più “forse”, “domani”, “vediamo”.
E di certo non ero ossessiva, magari un poco isterica, ma chi non lo è un po’, via.
Non facevo parte di nessuna setta, di quelle che non prendono medicine, non mangiano polli, non parlano forte. Non abbracciavo alberi, non facevo saluti al sole.
Io ero un tipo medio, una conformista, istruzione decente, qualche lavoro persino gratificante nel mio passato, avevo amici, avevo la patente, prendevo gli aerei, ho fatto analisi, ho ballato ai concerti.
Ascolto musica, leggo libri, una volta andavo anche nei musei.
Qualche volta il parrucchiere, il caffè con le amiche, la dieta a maggio, prima di andare al mare.
La tipica persona di cui i vicini si fidano.
Nulla faceva di me un personaggio imprevedibile, qualcuno da cui aspettarsi il grande botto.

Scommetto che adesso vi aspettate che vi dica che li ho fatti fuori tutti.
Perché mai avrei dovuto prendermela con loro?
No, non tutti, soltanto lui.


...CONTINUA



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