mercoledì 13 luglio 2016


PUNTATA 6


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CINQUE



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Qualche padre, ai giardini, qualche padre disoccupato forse, si mescolava come una feluca in mezzo alla flotta di madri.
Beh, a loro non importava molto parlare di parto e allattamento, difficilmente avevano il mal di schiena, quel mal di schiena, non sputavano fuori sentenze su  come fare coi figli. Avere a che fare con loro era molto più piacevole che avere a che fare con le madri e le nonne.

Per me è sempre stato così, ho sempre trovato più piacevoli gli uomini, più divertenti e rilassanti. Hanno una libertà in corpo, un’anima ruvida e refrattaria, che li difende dal diventare scarafaggi. Loro ingrassano, perdono i capelli, diventano più placidi, non scarafaggi.
Io non odio gli uomini perché ho odiato vivere con uno di loro, io li invidio da lontano.
Per la loro libertà.
Ciò che loro possono, e noi no.

A cominciare dall’avere una band al liceo. Non che nessuno me l’abbia impedito. Eppure è lui quello che l’ha avuta, mica tu.
In fondo lui può anche prendere e andarsene un giorno, fare la valigia e sparire da casa.
Lui è quello che lavora, tu hai avuto figli.
Per carità, se lo tenga stretto il suo lavoro da schiavo. È quella schiavitù che lo appanna, che lo affumica, che lo esclude per sempre dalla grazia divina che è toccata a te.

E tu, che tu abbia un lavoro oppure no, tu hai avuto figli, a te il parto, a te l’amore, e tutto il pacchetto della grazia divina.
E allora perché tenerseli accanto questi scimmioni che hanno chiuso il loro arco di significato il giorno che ci hanno ingravidate? Per il loro stipendio?
Si fotta lo stipendio e tutta quanta la banca.

Siamo ancora lì, diciamo la verità, è la questione del lavoro. La madre che lavora, la madre che non lavora.
Due schiave maledette, due dannate, una dallinferno delle corse tra ufficio e casa, una cosa impietosa, imbevuta di senso di colpa e fitte da separazione, una vita sui tram, lenti e in ritardo, che dovrebbero portarla a casa. E l’altra, la casalinga, dannata dal lavoro del marito... La sua incapacità di produrre reddito le è imputata come capo d’accusa, la sera, quando è stanca, una sentenza di colpevolezza lì tra gli oggetti di casa, dove tutto si disfa quotidianamente, e la condanna è solitudine, esclusione, una vita ai giardini.
Dio le scampi da queste due vite.


...CONTINUA

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