domenica 28 febbraio 2016

LA BOCCIA DEL PESCE ROSSO


Tutta colpa della memoria, me lo ricordo benissimo.
Erano qui accanto a me e io li vedevo attraverso il vetro. Ne parlavano, parlavano di me come se io non fossi lì. E invece io c'ero, eccome se c'ero. E se io potevo vedere loro, beh, sicuro che loro vedevano me. Ne approfittano che sono muto.

Me lo ricordo quel giorno. A pensarci bene, è il mio primo ricordo. Ricordare di ricordare.
Ebbene, se ne stavano là stravaccati sul divano, e come ridevano.
Erano in quattro o cinque, e questa storia dei pesci rossi li aveva fatti impazzire. Uno disse: "Dì, ma lo sapete che la memoria dei pesci rossi dura solo una decina di secondi?", "In che senso?" faceva un altro. "Nel senso che ogni dieci secondi dimenticano tutto. Ricominciano da capo ogni volta".
Io li ascoltavo, confuso. "Beh, se ogni dieci secondi è tutto una novità, allora si può anche vivere in una boccia grossa come un pallone", diceva un altro dalla cucina. E poi sono cominciate le battute, ridevano di me, dei miei dieci secondi, come se questo significasse essere stupido, ritardato. 
Li ascoltavo afflitto, e poi è successa questa cosa. Appena hanno finito di parlare, io ho cominciato a ricordare. Sì, insomma, ho smesso di dimenticare, mettiamola come si vuole. Le cose che avevo ascoltato non erano scomparse, erano nella mia memoria, le avevo imparate, e avevano cambiato tutto.

E' così che è arrivato l'inferno, perché ricordare è come vedere, è capire, e io ho capito. E questa è la mia vita: 25 centimetri di diametro per sguazzare, sempre in tondo, sempre in tondo. Poi arriva il cibo, una stoppa immangiabile, soffocante, tutti i giorni lo stesso, salata, troppo salata. Loro da fuori sorridono, battono, fanno ciao con la mano. Loro passano, vanno, vengono, e io ricordo tutto, orari, abitudini, posso fare il resoconto delle loro entrate e uscite dalla stanza lungo la giornata. Ma niente, nessuna novità, io passo la mia vita qua dentro.
Certo, ascolto, ascolto e imparo, loro parlano, studiano, portano qui in questo salotto un po' del mondo, e spesso lasciano libri aperti sul tavolo. Ho imparato anche a leggere. Vedo molti film, sicuro, ma il tempo non passa mai.
Ma uno così che fa? Che fa? Uno così non gli resta che diventare pazzo.
In questa boccia di noia ho iniziato con la filosofia, approfondendo tutto ciò che riguarda i processi cognitivi. Kant è morto e sepolto, ora ci sono io.
Sono un drago in astrofisica, e so tutto sull'esistenza di Dio. C'è, non c'è? Ebbene, io sì, a stare qui dentro io ci sono arrivato, io ho la risposta.
E tutto questo solo grazie alla memoria. La memoria.
Come doveva essere la mia vita prima della memoria? Posti sempre nuovi, viaggi, speranze... Ogni dieci secondi poteva nascere un nuovo progetto, dieci secondi forse era il tempo giusto per organizzare la fuga da qui, e poi olà, tutto da capo, sempre nella speranza. Oh, non potevo sapere che non c'è modo di evadere da qui, se non galleggiando in superficie. E invece adesso so fin troppo bene quanto sia inutile cercare di scappare.
Quasi quanto è inutile cercare di dimenticare.
L'esperienza è uno di quei virus che ti si appiccicano addosso e te li porti dietro per sempre.

E' tutta colpa della memoria. Se penso che prima non ricordavo... Se ne fossero restati zitti, e invece hanno dovuto dirmela questa cosa. E una volta che la sai, purtroppo, non puoi più fare finta di non saperla, non puoi ignorarla.