lunedì 20 febbraio 2017

LA MIA PAURA


Ciascuno l’ha avuta, chi più chi meno.
Io
ho persino paura della vostra paura,
che vedo riflessa
nelle orbite dove si mischiano i vostri spaventi
orrendi, a maree,
paura per il buio
per la luce
per le streghe.

Ma c’è qualcosa di peggio della vostra paura:
la mia paura.

La mia è puntuta, nauseabonda,
è un bisturi di brina raggelante tra le costole,
paura per la sera,
paura furibonda, per il giorno che verrà,
per le cose che non so,
ancora.
E dopo? E poi? Che cosa farò? Così è la mia paura.
E che cosa diranno? Che penseranno?

Grottesche streghe dei vostri incubi
fatevi da parte, arrivano i lupi
coi canini aguzzi: tu che farai?
mi chiedono.
Come ti spiegherai?
E io non posso spiegare una vita
una vita intera.
Ma appena sono lì per capirlo
vi mettete davanti voi.
Hai fatto male hai
sbagliato.

La mia paura è terribile,
perché è uguale alla vergogna.


lunedì 13 febbraio 2017

COME LO FECI




Brava brava sono tanto brava.
Però lo puoi fare anche tu, prendi il sito, carichi il file, ti fai la copertina con un disegno di tua figlia, e stampi solo quando vendi. Non perdi, non guadagni.
Per il vero prendo un euro e qualcosa dal cartaceo e un quasi euro dall’ebook, solo che siccome non penso veramente di vendere, in pratica non guadagno. Poi per carità, se uno vuole comprare mi onora, ma mi onora pure se lo legge gratis.

Questo per dire che nessun editore mi ha scelta e ha messo su di me il suo segno, questo destino me lo sono preso da sola, come una di quelle donne che a quaranta decidono che il figlio se lo fanno da sé.

Ed eccolo lì, l’anatema della terra piatta e l’orizzonte del caos, le storie che mi sono nate nella testa e i miei giorni nello scriverle, stanno lì e va bene così.
Insieme a mia figlia è tutto ciò che ho fatto di compiuto, e per quanto mi riguarda mi è riuscito.

Ovvio, noi scrittori siamo fatti così, se non ti piace, per noi lo scemo sei tu...
Ma sotto ci domandiamo che cosa non va, e miglioriamo.
Ci mettiamo i decenni, ma lavoriamo, lavoriamo, tra budella sanguinolente e vuote stagioni a fissare pareti, senza stipendio, fiumi sotterranei.
Andiamo combattendo questa battaglia contro le storie, contro i personaggi, contro le parole, da tutta la vita e tutti i giorni.
Abbiamo ancora nel cuore i romanzi non finiti e quelli finiti ma di cui ci vergogniamo, abbiamo le poesie e le canzoni. Fin da piccoli abbiamo riempito la cartella, le tasche, i ripiani e le scatole di cartaccia cartaccia cartaccia, lettere, appunti, taccuini. E anche adesso, coi pc, i portatili, gli aggeggi, temiamo di morire all’improvviso e che vengano trovati i nostri file pieni di tentativi e finiscano col giudicarci ingenui e scadenti. Scoperti postumi, e pure scadenti.
Come quelli che si preoccupano che gli becchino i calzini bucati all’ospedale se finiscono sotto al tram.

Anche contro la sfiducia e la pigrizia e il telefono e la distrazione la battaglia è ardua, ed è sempre quasi persa. Quasi. Quella stessa distrazione ci rende coriacei nelle nostre inossidabili velleità, perché per noi dire è come respirare, dire è il primo e ultimo lamento delle nostre giornate.

E spesso, sì credo spesso, collezioniamo tentativi anche nella vita, concepiamo ambiziosi incipit, allestiamo illusioni, e ci smarriamo in finali ineffabili.
Abbiamo dentro mille embrioni, alcuni vivono, molti abortiscono.
È la fertilità che ci premia, attendiamo sempre l’avvento di una storia a cui sia concesso sopravvivere.

È pieno così di scrittori come questi, e io sono tra loro, lo faccio, lo amo, mi abita e mi possiede, più di un luogo dell’infanzia o di un amante o di un mestiere, più di un destino.

Ma un grazie, uno solo, lasciatemelo dire, alla bambina magica, apparsa come una stella polare, miracolosa guida per mare e per terra. Non credo di meritarla.