lunedì 14 ottobre 2019

LA COMPARSA


Un genitore, soprattutto uno che abbia avuto un solo figlio, soprattutto uno che abbia atteso la crescita del figlio con impazienza perché sapeva di non essere proprio un asso coi bebè, un genitore non può non accorgersi all’improvviso di quanto sia veloce l’infanzia. E che, niente da fare, poi è perduta.


Un genitore, una madre o un padre, persino uno che abbia soppesato e ripensato ogni passo, persino uno che nonostante questo sia caduto in ciascuno degli errori possibili, persino uno che il più delle volte sia restato tremebondo a guardare, non può non protendere il braccio per tentare ancora una volta di rimuovere il fantasma di un ostacolo, con la gestualità patetica e imprecisa di una comparsa.

Un genitore, che sia la madre perfetta o soltanto quella abbastanza buona, non può in nessun modo perdonarsi quel tempo che passa sul corpo del figlio. Anche uno che molti giorni della propria vita li abbia trascorsi pensando “domani” o “altrove”, non può non curvarsi sulle orme più piccole, non può non cercare nelle fibre di una figlia i segreti che l’attendono, non può non provare a fermarle nei giorni passati.

Un genitore non può non vedere il momento in cui sta accadendo che l’infanzia si perde, e quel che è andato è andato, e come la sua, la vita del figlio è già in corsa, si fa, si fa e non si disfa.

E così alla fine non potrà non accorgersi di quanto avere messo al mondo un bambino, una bambina, e aver vissuto insieme a lei la sua infanzia come se fosse una circostanza assoluta, sia stato solo un infimo passaggio, per quanto cruciale, della vita di quella bambina.