mercoledì 8 giugno 2016




PUNTATA 1


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Le cose vanno così, si dice, nessuno ha colpa. Ma io non lo so, non è che si possa sempre lasciar andare tutto, senza fiatare.
Quello è lasciarsi convincere. 
In fondo in fondo è tutta la vita che ci provano. E allora, anche su questo, viene gente a chiedermi se ho cambiato idea su di lui, se tornerei indietro.
No, non credo proprio.
Certo che dispiace, per i ragazzi, per quello che poi tutti ti ricordano quando dicono: “Pensare che sembravano così affiatati...”

Non dico che non ci si senta in colpa, che non si abbiano ripensamenti, non dico che sia facile, dopo, tirare avanti, quando i tuoi risultati ti guardano, ti rimproverano. Quando il mondo intero, ma sì, diciamolo pure, è il mondo intero a biasimarti. Tu sei il mostro che ha dato un calcio alla famiglia.
Ma allora, in quel mondo da cui era sparita la comprensione, davvero non restava altro.
Quei ragazzi erano immobilizzati in una pasta densa, la nebbia di casa, i genitori che non si amano più.

I figli, da quando ti finiscono in braccio, fanno nascere una nuova vita in te, un germoglio che coltiverai con apprensione, con tutta la cura di cui sei capace.
Germogli che piangono, strillano, ciucciano, scarnificandoti. Germogli che più guadagnano chili, più ti piegano la schiena, germogli che ti chiedono di sapere le cose, di dare spiegazioni, di prendere decisioni.

Non è che uno lo scopre tutto d’un botto, no, ci vogliono anni, di solito. Perché, di solito, qualcuno che ti sbatte una mano sulle tette la notte, prima di addormentarsi, dà l’idea, almeno ai più, di uno che ti vuole, che persino ti ama, forse.
E poi in fondo è sempre lì, mica se ne va, mica è mai sparito senza dirti nulla, non si è giocato i risparmi di famiglia, non ha mai alzato un dito men che mite su di te. Non gli si può rimproverare nulla, in fondo.
Qualcosa andava fatto, qualche decisione andava presa.

E poi, alla fine, è ovvio che il colpevole è quello che decide. Colpevole per tutti, per le vittime, per i vicini, per le famiglie coinvolte. Non si può avere troppa indulgenza per questo genere di intemperanze.
Nessuna attenuante, non c’è stronzata che tenga, di tutte quelle che ha fatto. Neppure il giorno che gli hai chiesto una tachipirina e ti ha messo lì un lassativo. Non sono cose che vengano prese in considerazione da giudici e avvocati, nel bilancio dei colpevoli conta solo chi ha preso l’iniziativa, chi ha messo la parola fine.
Non discuto questo, non mi stupisce che gli amici si siano schierati con quel poveretto e nessuno, nessuno, sia restato accanto a me, mi sia mai venuto a trovare una volta.
Voglio solo dire che vivere in quel modo era come morire.

...CONTINUA


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