mercoledì 15 giugno 2016


PUNTATA 2



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TRE



È pazzesco, passi una vita a tenere insieme le cose per non deludere i bambini, e poi gli spezzi il cuore così... Eh no, vista così certo che non ha senso.
Guardaci oggi, separati da abissi, la madre, il padre, i figli, ciascuno solo dentro a un suo destino misterioso.

Morire, bisogna morire.
Ma chi l’ha detto che una donna deve morire così, stritolata? Soccombere schiacciata sotto il peso di tutta la maledetta storia?
Perché ogni mattino che Iddio ha mandato su questa terra io ho dovuto svegliare, tirare giù, nutrire, pisciare, lavare e incartare due figli, per anni, preparandoli bene affinché potessero affrontare la giornata a testa alta, mentre lui, un uomo come tanti, ciondolava dal cesso alla cucina scorreggiando e grattandosi le palle in cerca della voglia di vivere?

Uscendo di casa non si sono congelati il culo, questo perché io ho pensato a vestirli, e io gli ho insegnato a farlo da soli, e non hanno azzannato la merenda al vicino di banco, perché io li ho nutriti. Hanno conservato la dignità dentro un paio di mutande asciutte, non sono finiti sotto al tram, non sono arrivati tardi a scuola, sono diventati grandi e forti, perché io, soltanto io, ho diretto questa loro vita, ho permesso loro di farlo, sopravvivendo e imparando.
E questo si può farlo solo se c’è qualcuno che pensa costantemente a loro, fuori e dentro casa, giorno e notte, lontani o vicini.

E lui? Lui dov’era? Forse non era lì accanto? Oh, c’era eccome, era lì e osservava tutto, muovendosi goffamente come una scimmia che cerca di imitarti, eseguendo ordini.
Ha fatto qualcosa anche lui, certo, deve averli portati a scuola qualche volta, deve averli soccorsi dopo una caduta, e se è per questo ha cambiato pannolini e preparato pappette, ha lavato denti e comprato figurine.
Era come eterodiretto. Me lo ricordo, mi guardava imbambolato, con la paura di sbagliare forse.
Ma non era questo, non era la quantità di cose da fare, o la velocità e la precisione con cui dovevano essere fatte. Era quel suo guardare attonito, quel suo rispondere “non so”, col mento contratto e la bocca all’insù, come se tutto questo non lo riguardasse.

Pare che i padri di oggi non sappiano sgridare.
In compenso ci sono mamme che si spappolano la dentiera a forza di digrignare denti, che vanno masticando e scaracchiando boli di fiele, che bestemmiano per una briciola sul divano.

Ricordo di avere pensato: basterò io.
Ho parlato da sola tanto a lungo, ma tanto a lungo.
Chissà perché non si era accorto di quanto bestemmiassi io. Non è che accada per caso, poi, che uno perda la tramontana. Non si può cadere dalle nuvole.
È  molto triste, lo so, che due che si divertivano insieme la sera finiscano così come siamo finiti noi.
Ma sgridare, bisogna sgridare.

...CONTINUA


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