venerdì 11 marzo 2016

FOGLIE


Voi e le vostre stramaledettissime foglie, siete una cazzo di setta.
Ho un sacco di mali, mali piccoli, mali grandi, seccature. E voi mi date la malaleuca, il ribes nero, l'essenza di agrifoglio.
Ve lo potete mettere in culo l'agrifoglio.

Mi fate paura, parlate un linguaggio tutto vostro, prescrivete, con sicurezza, con fede, consigliate e assicurate guarigione con quegli occhioni ottusi, che credono a tutto, che si bevono tutto.
Ho detto che sono ingrassata, mi avete chiesto se è perché mangio troppa frutta. Frutta? Io non conosco neppure una persona che mangia troppa frutta.
La cura? Mangiare solo la buccia.

Sono sicura che le erbacce vi crescono nella testa.
Immagino i vostri intestini pieni di muschi, le vostre orbite ingiallite dagli infusi. E sento la stanchezza di una vita passata a cercare rimedi, a preparare piatti che gridano vendetta, lo stress continuo di restare sani, salubri, incontaminati. Siete pieni di merda.

Avete un ricettario in tre capitoli: "Tristezza", "Sacrificio", "Noia". Vi alimentate di queste pietanze che vi fanno puzzare di muffa, ma ci guardate con pietà se ci pappiamo allegramente una fetta di Taleggio, perché si sa, lo sanno tutti, i latticini sono veleno, puro demonio.

In chiesa non ci andate più, ma i confessionali in cui volentieri vi inginocchiate recano insegne come L'arca degli gnomi, L'albero della luce... posti che fetono d'incenso come le chiese. Ma mentre i cristiani si evolvevano, e smettevano di cercare di convincermi, siete arrivati voi e la vostra guerra santa. Solo che i vostri sacerdoti mi fanno ridere, quando cercano di confessionalizzarmi.
No, voi non ci andate più nelle chiese, ma diamine se vi date da fare in parrocchia, chierichetti, diaconi e perpetue.
Giuro che nei miei peggiori incubi vi vedo prendere a scudisciate la gente gridando Penitenza!

E quando mi viene un mal di testa, un mal di denti, un mal di schiena, quando l'ansia mi attanaglia da giorni, voi venite da me, pieni di mitezza paterna, e mi tirate fuori quei nomi di merda, da prendere sedici volte al giorno per otto mesi consecutivi e senza toccare metalli. Vedrai che prodigi!
E io vi amo per questo, perché mi date il dolce piacere di un sogno, io in quel momento desidero, e lo vedo come se accadesse sotto i miei occhi, io mi vedo lapidarvi con i vostri maledetti pallini di zucchero, una sassaiola, una mitragliata di pallini del cazzo.
Perché il vostro paternalismo è utile come il cerume delle orecchie. E le vostre prove scientifiche, una lista di amici miracolati, sono solide come il mio piscio.

Ecco che per voi un mal di pancia diventa una buona occasione, andate a farvi i test delle intolleranze e... Sorpresa! Siete intolleranti! Finalmente un buona notizia!
Padre Pio aveva le stigmate, voi avete le intolleranze.
Siete ovunque, ma quando la smetterete?

E vi sentite salvi perché nelle vostre arterie scorre acqua pura come sorgente, ma fede, dottrina, dogma, questo vi intasa le sinapsi.
Così, come i preti, sorridete di un sorriso invertebrato, sorridete persino alla morte, perché secondo voi essa viene in pace. Smettetela di sorridere.

E mi volete convincere che parlate con gli spiriti. Giurate e spergiurate il falso. Non fate che elencare i meriti di pranoterapia e stronzate varie, ma mai, mai Cristo, che vi senta parlare di cose di questa terra, razza di imbecilli confusi.
Cazzo di setta, setta di merda.



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