domenica 13 marzo 2016

AL FUOCO


Paura io?
No, no, per carità, qualche attenzione, qua e là, ma non si può sicuramente parlare di vera paura!
Diciamo pure che se togliamo una piccola trascurabile antipatia per il fuoco, allora si può tranquillamente affermare che io non so che cosa sia la paura.

La velocità? L'altezza? I ladri? Bazzecole.
La morte? Le malattie? Mi fanno il solletico.
Certo, non entro in un luogo pubblico da secoli ormai, e se dovessi essere costretta a farlo, Dio solo sa che cosa potrebbe accadere, ma per il resto, è tutto ampiamente sotto controllo.
E' chiaro che, per motivi di sicurezza, non uso né il gas né l'elettricità.
Come faccio? Eh, come faccio. 
Sto al freddo. Che poi è anche più salutare.
Anche il cibo crudo è più sano.

Il gatto invece mi ha dato qualche problema, di recente l'ho fatto fuori. Una notte si è avvicinato facendo le fusa, gran tenerezza, e io ho preso ad accarezzarlo, e più lo accarezzavo e più ne voleva, allora giù coccole forsennate, pelo e contropelo. E' stato lì che, al buio, ho notato le scintille. A furia di carezze, il suo pelo faceva piccole scintille.
Ho fatto quello che andava fatto.
Va bene tutto, ma le scintille sono come una condanna a morte per come la vedo io.
Da quella notte, per maggiore sicurezza, dormo nella vasca da bagno. Per qualsiasi emergenza, basta aprire l'acqua.
Nei momenti peggiori faccio che riempire la vasca già dalla sera, e mi ci immergo e buonanotte.

Ma a volte il fuoco arriva da dentro, è tutto un divampare. Non so come succeda, all'improvviso, inizia come un calore intimo, il crepitare di una carta che si consuma mangiata da un orlo di brace. Si accende sempre più, nel mio cuore mille mani vengono a portare rametti e foglie secche, che alzano la fiamma, fino alla gola, fino alle narici.
Mi guardo intorno e non ci sono palazzi in fiamme, ma dentro, qui, nel petto è un bruciare insopportabile, da strapparsi i vestiti, i capelli, la pelle.
Mi metto a correre, mi metto a piangere, a urlare.
Non c'è acqua che spenga il dolore. Grido "Al fuoco! Aiuto! Aiuto!" Arrivano i vicini spaventati, con gli estintori in mano, e mi trovano lì, sudata, dietro la porta, mezza nuda, con i graffi sul corpo.
Poi lentamente il cuore stesso diventa un ceppo di quercia, che brucia piano, per qualche ora, fino a spegnersi, fino a diventare un bel ciocco di carbone. Fa un male cane.

Ma a parte questo, io non ho paura.

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