mercoledì 18 ottobre 2017

IL MIO PERSONALE

“METOO”




Sembra non essere chiaro a nessuno se questa sigla significhi è successo anche a me, oppure solidarizzo con chi, oppure non è che mi sia proprio successo ma stava per, oppure basta anche meno.

Chissenefrega, è lo stesso. C’è un rancore sommerso, un ricordo o tanti, di culi palpeggiati sull’autobus, o di sguardi, parole, che hanno invaso uno spazio sul sottinteso della forza.
Che è forza fisica, ma è anche forza morale, o immorale.

E adesso preparati, perché non scriverò un post in cui tu ti sentirai tra i buoni, ma tra i cattivi, io non cerco consenso.

Io penso che sei una merda, maschio, per ogni sguardo alle mie tette o al mio culo, sì, anche per lo sguardo, mio bel fringuello che con un’alzata di spalle pensi “ora non si può più neanche guardare”.
Indovinato.

Perché non sai quanto ci farebbe sentire libere, anzi liberate, quanto ci farebbe diventare persone alla pari con voi non dover passare quel filtro, quello del desiderio.

Quel desiderio lo devi tenere a bada, come tieni a bada quello di tirare un pugno al vicino quando ti girano le palle, è solo civiltà. Non devi neppure guardare, finché non sarò io a mostrarmi. Non ci devi neppure pensare. La tua autocensura deve essere molto ma molto più severa di quanto tu immagini.

Perché fa schifo dover essere carine per attirare la tua attenzione su ciò che noi siamo, almeno quanto fa schifo essere palpeggiate sull’autobus e domandarsi “Come faccio adesso, come glielo dico senza sembrare un'isterica?”

Io ricordo, tra le altre cose, un “Perché, non ti piace?” Era evidentemente uno stronzo.
Ma è stronzo altrettanto tuo figlio che se ne va in giro, bambino, cantando “Sei un cesso a pedali”. È la stessa identica cosa, la stessa. È lo stesso procedimento mentale, è sempre la desiderabilità di una donna, suo unico segno dell’essere al mondo.

E poi, quando invece di un figlio hai una figlia, che succede? Temi per lei vero? E perché? “Perché so come sono fatti gli uomini”. Appunto, allora piantala, sciagurato.

Puoi imparare tu, puoi insegnarlo a tuo figlio. Ma devi cambiare. Mi aspetto molto ma molto di più da te.

Sissignore, è successo anche a te, e ti succederà oggi. Forse dentro le mura di casa.






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