mercoledì 17 agosto 2016


PUNTATA 11


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DIECI



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Era meglio una semplice separazione?
Oh no, questo è vietato. Distruggere una famiglia? Guai. Più facile uccidere un uomo.
Noi piacciamo così, amare. Siamo lì, piangenti, è così che lo vogliono, il nostro dolore, unico, statico, inginocchiato sotto la croce. Il mondo va pazzo per quel dolore di madre, di certo non ha grande interesse per le donne libere, o persino felici.

Ma una cosa così, com’è successa a me, non è che la pianifichi, è il classico raptus.
Non è che io pensi di avere fatto un capolavoro. È solo che è capitato, e quando ti vengono a intervistare, a chiedere, delle risposte ti tocca cercarle, e a cercare bene le trovi, in fondo.

Si ha un bel dire che stare insieme per i figli sia un’ipocrisia, io la chiamo "un duro lavoro". Un’ipocrisia è andare a raccontare in giro che tutto va alla grande. Le mie amiche sanno bene quante volte ho detto “lo ammazzo”.
Alla fine l’ho fatto.

A volte, in segreto, ho sperato in un colpo secco, lontano da noi, per carità, sul lavoro, una telefonata... “Signora, abbiamo fatto il possibile.” Vedi, a forza di non amarsi, dove si arriva.

Ma che fai, ti metti a tradire? Certo, l’amore era bello, e certe mattine, dopo un sogno romantico, ti prende una tale malinconia di quell’amore che non ti capiterà più. Certe mattine, se per riavere l’amore ti toccasse uccidere, o tradire, saresti pronta a farlo.
Una volta ci ho provato a tradirlo. Ma come si fa? Ricominci a fare l’amore in macchina, a quarant’anni? A raccontare palle in casa? Come un’adolescente? A far combaciare orari, coperture, alibi? Ti metti a fare le acrobazie, con due figli che ti guardano negli occhi e ti chiedono tanta verità almeno quanta te ne danno loro?

E poi, la spinta che senti... No, non è la stessa. Sono amori insidiati dalla debolezza di un corpo stanco, sfinito, un centro dei sentimenti già abusato. C’è un’amarezza, un rimpianto, dentro quei palpiti per il tuo amante, che poi alla fine, a un soffio dal suo corpo, non ce la fai. Ci vuole troppo, troppo amore, per tradire.
Era tardi anche per questo, era sfiorito persino il peccato, e così, se l’avessi fatto, se l’avessi tradito, l’unica differenza sarebbe stata che adesso saremmo stati in tre, a non amarci.

E lui, la sua vaga gelosia di bestia, a sproposito, manifestata attraverso brontolii e sguardi torvi di animale confuso, misero lui. In un uomo la gelosia è una rabbia volgare, è una logica di possesso, nulla più.
Niente a che fare con la sottile competizione che è in gioco nella gelosia di una donna, nella quale lei, ancora una volta, trova modo di misurarsi, osservarsi da dentro, niente a che fare col bisogno di assoluto che c’è in lei, che tratta l’amore come un potere divino.

Si tratta di cose. Cose, cose, è quello che sei signorina, ficcatelo in testa.
Lui ti ama? Lui ti adora? Ti stima e ti rispetta? Non ho alcun dubbio. Ma ci sarai poi tu a parlarti nello specchio, e del ricordo del suo rispetto, di quando ti ascoltava raccontare, non saprai che fartene.
Perché anche il rispetto se n’è andato, nella guerra dei veleni quotidiani.
Arriva un punto in cui disseppellire l’amore non si può più fare.


...CONTINUA



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